Briefnr. 16

Malaspina an Gallio - Graz, 1580 Oktober 17

Band 1

Regest

Aussprachen mit Kanzler Schranz und Erzherzog Karl über Vorverlegung des Landtages, sich dabei eventuell ergebende Gefahren sowie Maßnahmen zum Wohle der katholischen Religion. Bitte um Instruktion für Verhalten am Landtag. Frage der Bischofswürde für umstrittenen Polydor de Montagnana. Erzherzogliches Ersuchen um päpstliche Hilfe für Türkengrenze. Bestätigung des Salzburger Koadjutors.


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Arch. Vat. Nunz. Germ. 100, f. 73r—81r, Orig.


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Dalla mia lettera delli 12 del presente1V. S. Illma havrà potuto vedere quello che con la participatione di S. A. si era concluso tra il sig. cancellerò et me, in materia di ritrovar forma per sollevare in qualche parte l’afflita religione catholica di questi stati. Doi giorni doppo S. A. mandò da me il sig. cancellerò et mi fece intendere che haveva maturamente considerato sopra quello che tra noi si era trattato, et sì come mi haveva fatto dire che approvava ogni cosa et che le pareva unico et necessario remedio et che mi restava obligato che mi fossi affaticato con tanto zelo et charità per suo servitio, che così al presente era del medemo senso; ma che, essendo la dieta così prossima 2et non si potendo in modo alcuno differire, che giudicava che non si poteva a quel tempo havere in pronto quelli remedii da noi stabiliti, et che però egli haveva pensato di anticipare il tempo della dieta, nella quale mi prometteva che non havrebbe permesso cosa in detrimento della religione catholica, anzi sarebbe andato pensando di romperla con li heretici, o vero che havrebbe lasciato ogni cosa suspeso, dicendo alli provinciali che vuol fare un’altra dieta et che alhora si tratterà della materia della religione, et servirsi a quell tempo delli mezzi da noi proposti per reprimere l’arogantia di costoro et revocare le concessioni già date. Et in evento che non volessero contribuire alli confini del Turco, che era parato per far la separatione delli stati da noi propostela, ma molto prima dalli principi suoi parenti. 3Et che nella seconda dieta si sarebbe poi trattato del modo di castigare quelli doi stati di baroni et nobili con autorità et aiuto delli principi soi amici, parenti et convicini; et che non si poteva se non fermamente persuadere che in questo caso le città non fossero perseparare dalli doi stati, se bene sono infetate, et che il simile credeva del stato ecclesiastico, tanto più se io l’havessi inanimato et tenuto fermo nella bona intelligentia seco. Et quanto al suplemento de’ danari, che le bastava l’animo di trattenere sei mesi con solo le contributioni delli doi altri stati, et che interim Dio l’havrebbe aiutato, et che di più sapeva che li provinciali havevono tanta paura della venuta del nontio, 4che credeva che pochi d’essi sarebbono venuti alla dieta. 61Mi rifferisse il sig. cancellero che allora le rispose: Signore, li altri consiglieri mei compagni non dicono così, et in spetie il Cobenzzolo, il quale dice che vorebbe che le sopravenesse la febre, per non ritrovarsi presente alli rumori, che hanno da fare li provinciali in questa dieta. 5

S. A. disse che se immaginava che li consiglieri, et particolarmente il Cobenzzolo, havessero per il passato scritto alli provinciali, secondo il loro costume,6che stessero saldi et fermi che havrebbono ottenuto ogni cosa et che, vedendo hora il nontio presente et che ha spirito da resisterle, che temono, et in spetie il Cobenzzolo, il quale, havendo interesse con S. Bne, non potendo in presentia del nontio favere partes hereticorum, perciò essendo confuso vorebbe essere absente.

Io, veduta questa repentina non dico mutatione, ma alteratione del negocio, mi turbai grandemente et tutto pieno di suspittione et timore di non esser burlato et che S. A. non havesse fatti partecipi quelli del consiglio di ogni cosa tra il sig. cancellero et me trattata, massime che, quando fu concluso di anticipare la dieta, non fu chiamato in consiglio il sig. cancellero et a me non fu dato parte, se non dopo il fatto, dissi chiaramente al sig. cancellero che si gardassero per amore di Dio di non canonizzare quello che Offmam scrive, cioè che S. A. non diceva da dovero in materia di religione, et ciò che faceva era tutto indrizzato per dare tratenimenti a S. Stà, et che io, come ministro che fo professione d’homo da bene et fidele al mio padrone, se havessi subodorato cosa simile, non havrei potuto dissimulare et sarei stato sforzzato di scrivere il vero, et che in questo havrei contra mia volontà alterata la mia massima che è di conservare et augumentare la bona intelligentia che è tra S. A. et S. Bne, dalla quale è amata et stimata con uno singular affetto di paterna charità, che io non dicevo già queste parole, perché lo credessi, anzi che speravo nella bontà et pietà di S. A. ogni altra cosa; ma che, havendo osservato che nelle diete passate li heretici havevono al fine ottenuto ogni loro iniquo intento, et che S. A. se l’era passata con un re buffo, che hormai era tempo di mettere mano ad altri mezzi; che se nella dieta S. A. 62havesse presente il nontio condeseso alla volontà loro sotto qualsivoglia urgente pretesto, che l’autorità di S. Stà havrebbe patito detrimento notabile et sarebbe cresciuto l’orgoglio delli heretici, in modo che, essendoli sucessa questa attione, per l’avenire non temerobbono potestà alcuna.

Et che se nelle diete passate costoro havevano fatto rumore grandissimo, non havendoli data occasione alcuna il principe, quanto maggiormente l’havrebbono fatto hora che S. A. haveva fatto attioni de direto contra la libertà loro et concessioni, che pretendono d’havere, come nel’altra mia ho avisato a V. S. Illma, de’ quali sono così ardenti defensori, et che perciò io temevo che il rumore loro non fosse notabile ché, come sono tochi, fanno apunto come è scritto. Tange montes et fumigabunt. Et che se S. A. pensava che il nontio potesse a poco a poco andar remediando egli solo, che sapeva bene che era impossibile, et se voleva con questo mezzo far cognoscere al nontio che non poteva resistere, et che perciò era non solo escusato di quello che per il passato haveva concesso, ma se per l’avenire havesse fatto di più ; che quanto a me sarei stato in perpetuo di opinione contraria et sì come quelli principi, con quali S. A. haveva consultato,7havevono concluso, che il remediare era cosa fattibile, che al simile S. Stà et tutti li principi christiani sarebbono stati del medemo senso et parere et havrebbono espressamente cognosciuto che non la impossibiltà, ma altri rispetti impedivono che non si facesse qualche notabile frutto a beneficio della religione catholica.

Io parlai al corde et core totalmente rivuolto a beneficio di S. A. et de tutti li populi suoi, et le soggionsi ancora che, oltre al’ essere ministro di S. Stà che desidera così affettuosamente l’utile et quiete di S. A., che io, come vassallo del’imperatore8et per consequentia di tutta la serenissima sua familia, sentivo particular dolore di vedere le cose come insin’hora erano passate. Fu il ragionamento novo, ma gratissimo al sig. cancellero et lo non poté dissimular meco. Et chi sa quanto necessario sia di riscaldare questo principe et conculcare nelle orrechie sue simili concetti quotidianamente non farà a mio parere giuditio che si sia trapassato li termini della debita modestia et rispetto, poiché et la natura del principe, che si muta facilmente lo 63ricerca, la perfidia delli heretici lo vuole, l’importantia del negotio lo desidera, la forma del loro trattare, che non è senza qualche occasione di ragionevole timore lo comporta, l’esperienza delle cose passate lo mostra et al fine il pericolo iminente sforza a parlare di questa forma.

Et io, poiché havevo questo suspetto già conceputo nel’ animo, non potei contetermi di non significarlo; et è stato ancora un modo di assicurarsi ben bene, ché al fine, alla peggio che la possi andare in questa dieta, non si perderà più di quello si è perso, et forsi si guadagnerà. Et il principe ha ancora occasione di far intendere alli heretici le suspittioni mie causate per loro colpa, et che perciò egli per desinganarmi acciò non faccia consapevole S. Stà è obligato a far qualche demostrationi, per le quali si cognoschi certo non essere vero quello che di S. A. si suspica et dicono et scrivono li heretici.

Fu tutto questo, come ho detto, et grato al sig. cancellero et accettato in quell senso che io veramente dicevo, che era con una ingenuità grandissima et martellò che le cose non passassero a modo mio et non fossero per passare peggio, se una volta non si risolvessero di svegliarsi et maturamente considerare il pericolo, nel quale stanno tanto nel spirituale come nel temporale. Et sicome fu ben inteso da S. Sria, così fu rapresentato a S. A. in manera che piutosto ha augumentato assai la bona opinione, che lei ha di me, che l’habbia punto scemata S. A. diffusuamente discorsse con il cancellero et lo rimandò da me, et in effetto han cercato di persuadermi che tutto quello che si è fatto è stato a fine di bene, et perché si giudicava che non fosse possibile che si potesse esser a tempo di operare et effettuare quello che tra noi si era pensato. Et io ancora sono di questo parere, ma il non havere chiamato in consilio il sig. cancellero et il non havermi fatto sapere cosa alcuna, se non doppo il fatto, me ha dato segno non bono et massime che hanno anticipato un mese la dieta, cioè a 20 del mese che viene, et si suol cominciare al primo del’ anno.

Io hebbi poi audientia da S. A. et le refferì alcune cose di quelle che havevo dette al sig. cancellero; et quando venni a significarle che con mio grandissimo dispiacere havevo inteso che li heretici, et in spetie Hoffmam, scriveva che tutte le dimostrationi che lei faceva in favore delli catholici et segni che dava di volere estirpare le heresie non erano perché sentisse cosi, ma per dar sottisfattione a S. Stà et per usare la propria parola ut deludat Pontificem Romanum. S. A., nel esagerare che io facevo la impudentia di costoro che cercassero de masculare et denigrare la candidezza della conscientia di lei, si misse 64a lacrimare di modo che, sicome io hebbi grandissima vergogna, così feci singularissimo concetto della bontà et pietà sua. Et mi disse: „Se voi sapesti nel tormento et crutio che io sto vivendo tra costoro, vi stupireste et mi havresti compasione! Et assicurate S. Stà che non son mai per lasciar quella fede, nella quale son stato nutrito et educato, et di più prometteteli che li heretici non sono mai per ottenere cosa da me, che sia in pregiuditio della religione catholica, anzi, come vi havrà in mio nome refferito il mio cancellero, voglio vedere di ritrovar modo di rivocare il già concesso.“ Et mi disse che voleva scrivere al sig. cardinale Madrutio, 9che in suo nome dicesse a S.Stà che sperava si sarebbe fatto qualche cosa di bono et, vedendo la sua inclinatione, non vuoisi far officio, acciò scrivesse a S. Bne, come prima havevo pensato, non mi parendo occasione de importunarlo.

Intrassimo poi in altri regionamenti, et io cominciai a lodare infinitamente S. A. per le demostrationi che haveva fatto a beneficio della religione catholica, et racontai quello delli predicatori et del comandamento alli padri circa alli figliuoli suoi.10Et parlassimo di questo et del’ amplo et sontuoso edificio che fa edificare per li Jesuiti 11et le dissi che ne davo parte a S. Bne et che sapevo ne havrebbe sentito grandissima consolatione. Et perché il sig. cancellero non mi dava risposta al secondo motivo, che io li dei, d’espurgare la casa et consiglii di heretici, et mi acorgevo che andava molto ritenuto in questo particulare, come poi ho inteso, per degni rispetti ne parlai a S. A. longamente nel senso et forma, che nel’ altra mia ho significato a V. S. Illma. 12Et mi rispose che lo desiderava più che qual si voglia altra cosa, et che già l’haveva cominciato a mettere in esecutione, che haveva un maggiordomo molto a suo gusto et che, per esser heretico, se ne era privato, 13che tutta la sua guardia era catholica, che li soldati di castello erano ancora essi et quasi tutta la sua famiglia, che quanto al consiglio che il maggiordomo era da prima che fosse in esso, et che ci andava pensando, ma che non lo poteva 65fare senza occasione, et che col tempo havrebbe ritrovato via di espurgare ogni cosa.

Io vo pigliando in nota tutti li nobili catholici et per cognoscerli a questa dieta et per informarmi bene se sono persone atte per consilio et governo et, ritrovandoli tali, metterli a suo tempo in consideratione a S. A., et il simile faccio delle altre classi d’homini minori.

S. A. mi racordò che sarebbe bene che S. Stà mandasse un breve minatorio nella forma che fu l’altro, ma vorebbono ch’in esso si esprimesse che quando S. A. non si disponerà di pigliar remedio alle heresie del suo stato, che S. Stà intende che li signori Venetiani, interessati nelli confini, pigliarano qualche espediente loro, poco a sodisfattione di S. A. et de tutto il stato suo.14Et si lamentono che mons. della Scala non intendesse la mente loro quando si ottenne l’altro, che, per non contenere questo particolare, se ne servirono poco. 15Ma io mi persuado che monsignore facesse il debito suo, ma che per degni rispetti si giudicasse non convenire. Nondimeno ho voluto che V. S. Illma saprà di novo la volontà et desiderio che hanno. In ogni modo, sia sotto qual si voglia forma, è bene che si mandi questo particolare delli signori Venetiani 16et di mons. della Scala; S. A. non mel ha detto, ma solamente il sig. cancellero.

Et perché, come di sopra ho detto, la dieta si cominciarà alli 20 del mese che vienne, se ben dura un mese intero, riceverei per favore singulare che V. S. Illma mi facesse gratia di avisarmi come me ho da governare in questa dieta, et precipue in quest casi:17Se il principe sotto qual si voglia pretesto condesendesse a concedere nove libertà di vivere, overo ratificasse le già concesse ; se la passassero in silentio tanto il principe come li heretici, et di questo temo se devo far resintimento, acciò S. A. faccia qualche demostratione et in particular venghi alla dechiaratione della mente sua nella concessione del 1578, overo debbia io aspettare insino alla seconda dieta, che promette di voler fare. In evento che S. A. faccia demostratione contra li heretici, overo li heretici contra lei, se si venesse alla separatione delli stati, et che l’ecclesiastico defficeret et si congiongesse con li nobili, che 66sorte di demostratione ho io da fare contra loro? 0, non volendosi le città separarsi, et che il principe mi dicesse che non sa che fare, et che però è astretto di concedere ciò che domandono, come in questo caso mi devo regere? Se scoprissi chiaramente che questa dieta si è anticipata a posta, per farmi toccar con mano la necessità del principe et per consequentia fossi certo che tanto S. A. come li altri fossero d’acordo per questo effetto, se io devo scoprire al principe ogni cosa et, non ci pigliando remedio, se tuttavia devo asistere alla dieta, et che devo fare? Et questo lo dico, perché S. A. non attende volontieri alli negocii et si scarica sopra le spale d’homini poco secreti et boni et si muta facilmente et, essendo la parte de’ catholici et in numero et in qualità et in valore et in favore assai minore delli heretici, essendo per pusilus grex, et questa altra grandissima, se a caso il principe le ha dato o darà parte di quello che io ho trattato seco actum est; perché, havendo tempo, sono per ottenere ogni cosa. Io per poter acertare, vorrei havere una legge scritta et mi sarà di grandissima consolatione. Io havevo cominciato a scrivere alli vescovi, esortandoli a voler attendere al ministerio loro con diligentia et vigilantia, ma perché è tanto tra di loro corrota la disciplina ecclesiastica che, come se le intona questa antifona, si mettono subito in suspitione et in diffese, et me acorgo che una esortatione ancora in spiritu lenitatis è tenuto cosa dura, mi son risoluto di passarmela in silentio insin che sia fornita la dieta, acciò mi siano più propitii. Fornita la dieta parlarò a tutti et vederò di pigliar quella risolutione che giudicarò esser più utile et fruttuosa; il simile dico de tutte dignità inferiori.

Solamente al presente, in materia de ecclesiastici, voglio far sapere a V. S. Illma che in modo alcuno convienne che quello mons. Polidoro sia fatto vescovo titolare. Et mons. patriarcha d’Aquileia ha portato seco costà il processo,18et si promette di S. S. Revma et di mons. Illmo Delfino 19cose grande. Et certo sarebbe stato meglio che mons. patriarcha non si fosse mai servito di lui. Egli tiene una donna et ne ha figliuoli et non sarebbe, come ho detto al principe che me l’ha raccontato, altro se si facesse questo che publicare un canone, in 67favore delli heretici, che tutti li preti possono pigliare moglie, poiché S. Stà fa vescovo uno che ha la putana, et sarebbe un scandalo grande. Io l’ho fatto venire da me et le ho detto quello che mi è parso, minanciandoli aspramente et, se havessi havuto le mie facultà, non mi sarei forsi potuto contenere che non havessi fatto demostratione contra la persona sua. Massime che ci è mille altre cose brutesato adi simonie et donni, ma io ho rebustato gagliardamente che mi ha parlato di questo, ma perché egli ha dato nel’ esteriore molti segni di emendatione et humiltà, cosa che qua è stata tenuta per singulare, et ha servito molto ad terrorem aliorum essendo egli molto principiale et di dotrina et di richezze et in effetto potens sermone et opere, et essendomi io lasciato intendere che de’ peccati vecchi non voglio far inquisitione, purché transeant vetera et nova sint omnia, et havendo già mandato via la putana et essendosi confessato, credo perciò che sarà bene di non darli la total esclusione circa il titolo, ma darli bone parole insin tanto che la dieta sia fornita, accioché, havendo voto, non in sia contrario et de impedimento, ché potrebbe essere che qua ognuno può nel far male; et sarà bene che non si sapia che io scrivo sopra questo. Ha desinato questa mattina meco, insieme con li signori del regimento, et io, stimulato da quelli signori, ho quasi dato parola di non scrivere et egli si è butato alli mei pedi acciò io non scrivi. Però in vero per qualche mesi non convienne che S. Stà le dia questa dignità; se perseverarà nella bona vita et mantenerà quello che a mia requisitione ha fatto, allora S. Bne potrà haver consideratione alla penuria de homini di questo paese et farle ogni favore. 20

S. A. me ha pregato che io faccia officio con S. Bne che, in evento che sia necessitato a rompere con li heretici et che non siano bastante le sue forze, per ritrovare modo di suplire a quell residuo che mancasse per guardare li confini del Turco, che in questo caso S. Stà le facesse gratia di contentarsi ché quello che già più volte et hora per me le haveva fatto con tanta charità proferire, cioè che quando si disponesse di tentare impresa dalla banda sua contro il Turco ch’el havrebbe dato qualche aiuto che si convertisse in quell bisogno, che forsi potrebbe havere contra li heretici, essendo questo non meno utile che necessario et urgente et che non domanda al presente danari né fuor del caso della necessità, ma un credito in Venetia, del quale se ne potesse valere 68al bisogno con il consenso et approbatione del nontio. Io non ho potuto negare di non farne parola con V. S. Illma, havendomelo detto S. A. con molto affetto. 21

Me hanno fatto instantia che io scrivi a V. S. Illma, supplicandola ad haver per racomandata l’espeditione della confirmatione del’ eletto de Salisburgo,22et io lo faccio tanto più volentieri quanto che ho bona relatione della persona sua. Et in vero hormai quella chiesa ha ben necessità d’havere un prelato pio et zeloso, et massime hora che l’arcivescovo vecchio è quasi fuor di sé. 23Et se sarà confirmato a tempo che possi intervenire alla dieta, che speriamo si debia fare tra doi mesi, S. A. desidera che S. Stà le ordini che non lascia di venire, se bene il suo antecessore ha mai voluto ritrovarsi presente et lo esorti a tenere bona corrispondentia et intelligentia con S. A. et meco. Et perché intendo che ha mandato un suo costà per solicitare l’espeditione, se V. S. Illma le vorrà ancho dire qualche cosa a bocca, sarà molto a proposito ; et se S. S. Rma et io staremo uniti, bisognarà che tutti li prelati mettino il collo sotto il gioggo della rifforma. 24Io desidero che V. S. Illma mi scrivi un capitolo tutto pieno di ringratiamenti et bona volontà verso il sig. cancellero, che certo si è portato meco fidelmente. 25Il simile hanno fatto li padri Jesuiti in quello che hanno potuto.

S. A. desidera similmente un breve per li vescovi, abbati, provosti in genere esortandoli a deffendere in questa dieta la religione catholica et la causa del principe. Le ho detto che ordinasse che mi fosse dato in nota il nome di ognuno d’essi, acciochè se a caso non si acostumasse di scrivere così in generale, si potesse scrivere in particulare. Insin’hora non me hanno mandato cosa alcuna, però non si facendo breve si potrà forsi suplire con un bon capitolo in una lettera, 69ché io me ne servirò alle occasioni. 26Questa settimana verrà mons. di Gurgo et il p. rettore 27et, pregando V. S. Illma a perdonarmi se et questa mia et le altre saranno troppo prolisse et mal scritte, per ritrovarmi senza secretario, et bisogna che io porti la somma... La strada di Pragga è troppo longa et il negotio non patisce molta prolissità; però mi son risoluto di mandare uno a posta a Venetia et S. A. desidera infinitamente il secreto in questo negotio et me ha detto che io vedi a chi do le lettere.


Fußnoten

  • 1 Nr. 14: Ausführlicher Bericht über die Verhandlungen Malaspinas mit dem Hofvizekanzler — so der offizielle Titel — Wolfgang Schranz. 
  • 2 Der Landtag wurde am folgenden 21. November eröffnet (Nr. 37). 
  • 3 Die Separation der Stände wurde auf der Münchner Konferenz vorgeschlagen (Loserth, FRA II/50, S. 38). 
  • 4 Die evangelischen Stände verlangten später die Entfernung des Nuntius, einer unerhörten Neuerung, von der sie nichts Gutes erwarteten (Nr. 42; Graz LA, Landtagsakten 421; Loserth, FRA II/50, S. 65 und 73). 
  • 5 Über die Haltung Kobenzls vgl. unten Nr. 40. 
  • 6 Kobenzl hatte sich bereits 1572 sehr um das Zustandekommen der Religionspazifikation bemüht und dafür von den evangelischen Ständen ein Ehrengeschenk bekommen (Loserth, Reformation und Gegenreformation, S. 203). Dem Nuntius am Kaiserhof war er damals schon suspekt (Rainer, Nuntiaturberichte II/8, S. 202). 
  • 7 Gemeint sind die Beratungen Erzherzog Karls mit Erzherzog Ferdinand und Herzog Wilhelm auf der Münchner Konferenz (Loserth, FRA II/50, S. 36). 
  • 8 1514 wurde von Kaiser Maximilian I. festgestellt, daß die Malaspina gemäß allem Recht unmittelbar vom Reiche abhingen (Litta, Famiglie celebri IV, tav. XI). 
  • 9 Der Bischof von Trient, Kardinal Lodovico Madruzzo, war 1573—1600 Protektor für Deutschland (Wodka, Zur Geschichte der nationalen Protektorate, S. 51). 
  • 10 Die Söhne Erzherzog Karls wurden von Jesuiten erzogen (Hurter, Geschichte Ferdinands II, S. 231 ff.; Duhr, Geschichte der Jesuiten II/1, S. 338 ff.). 
  • 11 Am Grazer Jesuitenkolleg wurde seit 1572 gebaut (Kohlbach, Der Dom zu Graz, S. 34—36). 
  • 12 Nr. 13. 
  • 13 Georg Freiherr von Khevenhüller, 1574—1580 Obersthofmeister (Probszt, Villacher Bürger und Herren in ihren Münzen und Medaillen, S. 138—141). 
  • 14 Dieser Hinweis auf Venedig in einem Breve wurde vom Papst abgelehnt (Nr. 24). 
  • 15 Siehe Nr. 14, Anm. 25. 
  • 16 Bereits Anfang 1579 war die Rede von einem kriegerischen Einschreiten Venedigs gegen das Einschleichen der Häresie in der Grafschaft Görz (Loserth, FRA II/50, S. 41, Nr. 12). 
  • 17 Siehe unten Nr. 25 und 28. 
  • 18 Polydor de Montagnana war als Erzpriester von Tüffer, das damals zur Diözese Aquileia gehörte, eifrig für die katholische Sache tätig (Loserth, Reformation und Gegenreformation, S. 243). Der hier erwähnte, für jede Bischofsernennung vorgeschriebene Informationsprozeß ist nicht mehr vorhanden. 
  • 19 Giovanni Delfino, 1571—1578 Nuntius am Kaiserhof (Rainer, Nuntiaturberichte II/8, S. VIII—X). 
  • a = bruttegiato? 
  • 20 Malaspina hat den Fall Polydor de Montagnana an sich gezogen und am 21. November 1580 ein mildes Urteil gefällt (Nr. 35, 36, 37 und 40). 
  • 21 Diese Bitte wurde zunächst nicht erfüllt (Nr. 24), und erst am 11. Februar 1581 kam aus Rom die Mitteilung, daß für den Fall dringenden Bedarfes 15.000 Scudi in Venedig bereitgestellt worden seien (Nr. 67). 
  • 22 Georg von Kuenburg wurde als Koadjutor mit Nachfolgerecht am 7. November 1580 bestätigt und am 28. Jänner 1581 dazu vom Salzburger Domkapitel beglückwünscht (Hierarchia Catholica III, S. 291; Salzburg Konsistorialarchiv, Urkunden, B 303; Widmann, Geschichte Salzburgs III, S. 108, Anm. 2). 
  • 23 Erzbischof Johann Jakob von Kuen-Belasy starb erst am 4. Mai 1586 (Hierarchia Catholica III, S. 291). 
  • 24 Georg von Kuenburg nahm am Landtag nicht persönlich teil. 
  • 25 Umgehend wurde Malaspina ermächtigt, Wolfgang Schranz die Zufriedenheit des Papstes mit seinen Bemühungen für die katholische Religion mitzuteilen (Nr. 24). 
  • 26 Während für den Landtag 1571 zahlreiche Breven für Bischöfe, Äbte, Pröpste und Doktoren geschickt wurden (Rainer, Nuntiaturberichte II/8, S. 139), wurde diesmal mir im nächsten Schreiben aus Rom die Weisung gegeben, die Bischöfe, Äbte und Pröpste zur Einheit und zur Verteidigung der Religion aufzufordern (Nr. 24). 
  • 27 Bereits in der Instruktion wurden Malaspina enge Beziehungen zu Bischof Christoph Andreas Spaur von Gurk und dem Rektor des Grazer Jesuitenkollegs, P. Emmerich Förster, nahegelegt (Nr. 1, S. 5).